1943/1944: ultimi in Lombardia
In effetti non è un vero mercato, d’altra parte non è nemmeno una vera stagione calcistica, la guerra ormai è arrivata sul terreno italiano, gli Alleati sono sbarcati in Sicilia a inizio luglio 1943 ma a parte questo ormai organizzare un campionato è impossibile, le comunicazioni sono paralizzate dai bombardamenti e anche radunare del pubblico pone a serio rischio per le incursioni aeree.
Inizialmente si era pensato a tre gironi a carattere geografico con squadre di Serie A e Serie B insieme ma poi anche questo progetto viene abbandonato, nel frattempo è finalmente caduto il fascismo, c’è l’armistizio dell’otto settembre e insomma si ripiega su tornei a livello regionale con una fase finale per le vincitrici dei vari gironi, certo una soluzione molto ballerina, ad esempio la Lazio che vincerà il girone romano non potrà fare le finali perché semplicemente nel frattempo Roma sarà stata liberata.
Le partite finali si giocheranno tutte all’Arena di Milano, vincerà la squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia, motivo per il quale lo Spezia oggi porta sulla maglia un simbolico scudetto, naturalmente non valido per le statistiche ufficiali.
Insomma noi siamo nel girone lombardo a otto squadre con le milanesi, Varese, Brescia, Fanfulla, Pro Patria e Cremonese e arriviamo…ultimi.
C’è da tenere presente che, vista la situazione, le squadre possono schierare giocatori anche non di proprietà ma che per motivi contingenti (militari di solito) si trovano nelle città di appartenenza; questo spiega i risultati a sorpresa, il nostro girone lo vince l’Inter (cioè ancora per poco, l’Ambrosiana Inter) ma poi secondo arriva il Varese che ha nelle sua fila Meazza (più o meno come se il Como di oggi schierasse Mbappè), terzo arriva il Brescia che schiera due futuri protagonisti del Grande Torino (Martelli e Rigamonti che darà poi il nome allo stadio bresciano) e l’ex atalantino e campione del mondo in carica Locatelli, quarto arriva il Fanfulla e solo quinto il Milan (cioè il Milano).
Anche noi usufruiamo in qualche modo di questa regola, torna a giocare nell’Atalanta “Picaia” Bonomi, due anni prima vincitore dello scudetto con la Roma, torna anche Salvi dopo la parentesi interista e un anno alla Cremonese, altri arrivi sono di tre giovani bergamaschi Carrara, Galliani e Piccioli in forza teoricamente a Triestina, Seregno e Bologna.
Piccioli, che sul campo è un attaccante e segnerà pure due gol in questo torneo, giocherà poi fino al termine degli anni quaranta e diverrà allenatore, anche di Verona e Lecco in Serie A, ricoprendo poi all’Atalanta nella prima metà degli anni settanta il ruolo di secondo dei vari mister subentrando anche a Heriberto Herrera.
Le cessioni sono più numerose anche se in effetti non sono vere e proprie cessioni, i giocatori giocano per le squadre ove si trovano, possiamo solo registrare che della stagione 42/43 rimangono a giocare nell’Atalanta Bussi, Cassani, Lamanna, Perrucci e Zandali, in porta gioca un ventenne Casari che fa il proprio esordio in maglia atalantina alla prima giornata nel gennaio 1944.
Il torneo dura da metà gennaio a fine aprile, arriviamo ultimi ma non è certo il problema più grosso degli atalantini in questo inizio di 1944, i tedeschi hanno ormai assunto il controllo in tutto il Nord Italia e ci vorrà ancora un anno per finirla definitivamente.