1968/1969, il calciomercato (prima parte): disastro in campo e in società

Sergio Clerici acquisto dal Bologna 10 gol in 1 stagione

Dopo la sofferta salvezza viene confermato Angeleri ma il mercato è caratterizzato da una notevole confusione, in effetti è la situazione societaria che è molto ma molto ingarbugliata e questo si rifletterà sul mercato, poi sulla squadra e quindi sul campionato, risultato saranno ultimo posto e una retrocessione in Serie B dopo undici anni.
Il presidente è sempre Vicentini ma tra i consiglieri è guerra aperta sia per avere la maggioranza delle azioni sia, soprattutto e purtroppo, per decidere le operazioni di mercato e, successivamente, per metter becco sulle scelte tecniche dell’allenatore.
Tra i consiglieri quelli che fanno più casino sono Maj, Masserini e Pezzoli, ci sono anche Bortolotti (Achille naturalmente, due anni dopo spazzerà via tutta la confusione diventando presidente) e Previtali che fa mercato.
La prima operazione è la solita vendita necessaria per sistemare il bilancio, Savoldi va al Bologna per Clerici e quasi 200 milioni, la stessa cosa, ma ovviamente con minore conguaglio, la facciamo con l’Inter alla quale va Cella in cambio di Dotti.

Piero Dotti acquisto dall’Inter 2 stagioni

La deludente coppia Rigotto-Santonico non si scinde e va al Livorno in Serie B, nell’operazione arriva a Bergamo l’ala Nastasio che nella generale delusione sarà uno dei meno peggio, farà pure cinque gol risultando secondo bomber della squadra insieme a Incerti e dopo Clerici.
L’anno dopo andrà al Cagliari dove, da riserva, vincerà pure lo scudetto, livornese e grande tifoso dei labronici, tuttora a 76 anni segue la propria squadra, negli anni precedenti pure in trasferte lontane, pure da solo.
Altro esempio della confusione la trattativa con la Roma con la quale abbiamo Salvori in comproprietà, Previtali, che sarebbe pure il responsabile tecnico, vuole riscattare anche l’altra metà avendo il giocatore fornito buon rendimento, altri consiglieri cioè Pezzoli, Maj e Masserini vogliono riportare a Bergamo per la terza volta Pelagalli.
La Roma chiede giustamente di metterci d’accordo con noi stessi su cosa vogliamo fare, se riscattare Salvori o vendere l’altra metà per Pelagalli, alla fine prevale questa linea e non sarà un grande affare, anzi.
Previtali la prende bene e si dimette, Bortolotti esce dal consiglio (almeno praticamente), ulteriore confusione e si dimette pure il presidente Vicentini.
Si riesce ad arrivare a una specie di accordo, viene eletto presidente Mino Baracchi, organizzatore dell’omonimo trofeo ciclistico, anche se in realtà comanda un triumvirato che, oltre al nuovo presidente, comprende Bortolotti e Masserini.
Il problema è che sono tutte e tre persone con un carattere forte e abituate a decidere da accentratori, anche questa soluzione durerà fino all’anno successivo quando la presidenza verrà assunta da Achille Bortolotti, con lui inizierà un’altra storia.