Humberto Maschio
Cresce nella squadra della città dove nasce, il Racing Avellaneda (Avellaneda fa parte dell’area metropolitan di Buenos Aires) arriva in Italia, al Bologna, nel 57/58, rimane due stagioni segnando 13 gol in 43 partite, la società emiliana si aspettava di più.
Maschio è nazionale argentino, uno dei “Angeli con la faccia sporca” dal soprannome dato a lui, Angelillo e Sivori da un massaggiatore della nazionale argentina dopo un allenamento nel fango; “Angeli con la faccia sporca” è un film del 1938 sul gangsterismo americano con Cagney e Bogart.
Nell’estate del 1959 noi siamo tornati in Serie A dopo la nostra unica retrocessione degli anni quaranta e cinquanta, e il primo rinforzo è proprio Maschio, la trattativa di Tentorio con il presidente bolognese Dall’Ara è durissima, praticamente mezza giornata ininterrotta, si conoscono benissimo e sono rotti entrambi a tutte le astuzie del mercato.
Tentorio riesce a far passare il presidente bolognese dall’iniziale richiesta di 50 milioni per la cessione definitiva a un più ragionevole prestito a 6 milioni con diritto di riscatto a 70, diritto che verrà esercitato l’estate successiva anche se il Bologna visto l’ottimo rendimento del giocatore cerca di ricomprarlo per 200 milioni, l’affare sarebbe clamoroso ma ormai Maschio è troppo importante per l’Atalanta.
L’esordio è pessimo, perdiamo a Marassi dalla Samp, 4-0, il primo gol l’otto novembre 1959, anzi è una doppietta, i primi due gol del 3-0 al Bari, prima vittoria in campionato.
Maschio fa doppietta anche nella manita all’Alessandria, un’altra sua doppietta aveva steso il Genoa in Coppa Italia a novembre, l’argentino va a segno pure nella Coppa dell’Amicizia italofrancese battendo il Lens a Bergamo il 12 giugno 1960.
La seconda stagione di Maschio è peggiore in termini di reti segnate, solo quattro (più una in Coppa Italia), il primo gol nella sconfitta di Ferrara a febbraio, poi un’imporante rigore nel 2-0 al Milan, un gol alla Juventus nella sconfitta per 3-2 e l’ultimo e più importante, quello risolutivo contro il Vicenza alla terzultima giornata, vittoria che sigilla la salvezza.
La terza e ultima stagione in nerazzurro di Maschio è la migliore, undici reti, la prima il…primo ottobre quando sigla la vittoria a Lecco, una settimana dopo la doppietta che stende la Sampdoria, poi un gol nel 2-0 al Torino e quello del 2-2 a San Siro milanista.
Maschio riprende a segnare, ancora una doppietta, la vigilia di Natale contro l’Inter (ma non basta, perdiamo 3-2) ma l’ultimo dell’anno si fa festa, suo il gol della vittoria a Venezia.
A metà gennaio 1962 è lui a pareggiare a Torino contro la Juventus, a inizio marzo è lui a sbloccare la partita nel 3-0 al Catania, fa lo stesso sette giorni dopo ancora a Bergamo con un’altra siciliana, il Palermo, ma stavolta finisce 2-2.
E’ il suo ultimo gol in maglia atalantina, la sua ultima partita ancora una sconfitta come la sua prima, 3-1 all’Olimpico romanista, è l’otto aprile 1962.
Maschio, richiestissimo, dopo tre stagioni va, stavolta è impossibile tenerlo; l’italo-argentino è in ritiro con la nazionale italiana a San Pellegrino in preparazione dei mondiali del Cile, lo vuole la Juventus e lui, che è in camera con la stella dei bianconeri e connazionale Sivori, è felice di andarci ma soprattutto ne è convinto.
Solo che Maschio è richiesto anche dal proprio ex allenatore Valcareggi che va a Firenze a patto che i viola glielo comprino, si crea un giro di mercato interessante perché Herrera vuole assolutamente per l’Inter due giocatori viola (Hamrin e Castelletti).
Va a finire che i milanesi ci comprano Maschio alla notevolissima somma di 170 milioni (l’abbiamo riscattato solo due anni prima dal Bologna per 70) più il centrocampista Mereghetti per poi girarlo alla Fiorentina con conguaglio per avere i due viola voluti da Herrera.
O meglio così dovrebbe andare ma in realtà Maschio è molto (ma molto) scontento di non andare alla Juve, il mercato per i nazionali oltretutto si chiude prima della loro partenza per il Cile, Sivori si incazza da bestia pure lui con la sua società e alla fine parte per i mondiali una nazionale con gente non proprio felice, si vedrà pure in campo.
L’operazione salta nella sua seconda parte, Maschio rimane all’Inter, dove comunque vincerà lo scudetto giocando però pochissimo, noi con i 170 milioni saniamo ampiamente il consueto deficit di bilancio.
Maschio dopo una stagione all’Inter andrà poi veramente alla Fiorentina dove giocherà tre stagioni per poi tornare nel 1967 alla squadra dove è cresciuto, il Racing Avellaneda.
Fa ancora due stagioni segnando pure tredici gol poi si ritira, allenerà in due momenti diversi proprio il Racing ma anche le nazionali di Argentina e Costarica.
Maschio è sempre rimasto molto affezionato all’Atalanta e a Bergamo sposando oltretutto proprio una bergamasca a inizio anni sessanta.
Perdiamo uno dei più grandi giocatori della nostra storia.
Grazie di tutto Humberto Maschio.
Maschio e Doni gli unici ad aver giocato in maglia azzurra un mondiale mentre militavano nell’Atalanta
Humberto Maschio nato a Avellaneda (Argentina) il 20 febbraio 1933 e morto il 20 agosto 2024, 85 presenze e 26 gol con l’Atalanta.